Come l’arte può aprire una finestra sul mondo? Che potere abbiamo sui nostri corpi? Cosa vuol dire “talento”? Quanti coming out ci sono nelle nostre vite?
Sklera: un podcast in quattro puntate dove i/le ragazz* di Sguardi di un certo genere dialogano con quattro ospiti speciali, quattro vite non convenzionali fatte di scelte coraggiose.

 

 

 

Realizzato con il sostegno di ActionAid Italia

Con la collaborazione di Bergamo per i giovani, Associazione Immaginare Orlando e Associazione SCOSSE

 

 

Il collettivo artistico Sguardi di un certo genere è formato da un gruppo di ragazz*, consolidato, capace di reinventarsi e rispondere creativamente e collettivamente ai mutamenti che lo attraversano all’interno e lo scuotono dall’esterno. Negli ultimi anni, in particolare, il gruppo ha reagito alla pandemia e al confinamento cercando insieme soluzioni che contrastassero il rischio di isolamento e di dispersione, continuando ad incontrarsi e cercando di costruire nuovi spazi possibili di confronto, narrazione e rielaborazione artistica dei molteplici sé e del mondo mutevole che li circonda. Dagli spazi online della primavera 2020, inizialmente soluzione momentanea e sostituiva al percorso previsto in presenza, è nata la performance Non abbiamo finito, presentata durante il Festival Orlando 2020 e 8 cartoline che raccontano, attraverso frammenti delle chiamate zoom, quest’anno particolare. Importanti sono stati anche i momenti di racconto del progetto nel suo insieme, in particolare l'articolo apparso sulla rivista online roots§routes “Adolescenze fluide, sconfinamenti, identità molteplici, processi performativi, questionamenti collettivi e contro-narrazioni. L’esperienza del collettivo artistico-teatrale Sguardi di un certo genere” e il documentario Vagli a spiegare che è primavera di Sara Luraschi e Lucio Guarinoni, presentato in anteprima assoluta durante l'ottava edizione del Festival Orlando. Sguardi di un certo genere ha definito, negli anni, una propria identità come gruppo sempre più nitida ed ha espresso sempre più chiaramente il bisogno di far sentire la propria voce: questo è in linea con l’obiettivo di costruire un’autonomia del gruppo sempre maggiore, un accompagnamento da parte dell’équipe di progettazione e formazione affinché il collettivo artistico possa valorizzare e mettere a frutto in prima persona le competenze acquisite nel corso di questi anni.